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Sottrazione internazionale di minorenni in Spagna.

Alcune sentenze dei tribunali spagnoli.

Sottrazione internazionale di minorenni in Spagna.

 

 

 

 

 

 

 

 

Riportiamo di sequito alcuni casi di sottrazione internazionale di minori in Spagna e le decisioni dei tribunali spagnoli. Per maggiori informazioni, contattaci (clicca qui: Avvocati esperti in sottrazione internazionale di minori).

Corte d'Appello di Pontevedra.

Il bambino è un cittadino francese nato nel 1992. I genitori divorziarono nel 1998 e a causa di danni subiti durante il matrimonio il bambino è stato affidato alle cure di un ente pubblico a Parigi, secondo quanto stabilito dalla Corte d'appello di Parigi nel 2002. Ai genitori è stato garantito il diritto di visita al bambino. Nell'estate del 2002, la madre portò il bambino in Spagna, ma su richiesta del padre e dell'itituto pubblico francese al quale era stato affidato il minore, furono avviati nel 2003 i procedimenti per il ritorno del minore.

La madre fu arrestata a Vigo il 1 ° ottobre 2005 e il ragazzo venne preso in cura. Il tribunale di primo grado di Pontevedra ordinò il ritorno del minore, ma la madre appellò la decisione del tribunale spagnolo. 

L'appello fu rigettato e venne confermato il rimpatrio del minore. La corte d'appello stabilì che un anno ancora non era trascorso tra la data del trasferimento illecito e la richiesta di rimpatrio. La Corte, inoltre, respinse le tesi della madre secondo le quali il bambino si era ormai integrato nel suo nuovo ambiente, sostentendo che era stato in cura presso i servizi sociali spagnoli.

La Corte d'appello, inoltre, rilevò che non vi era alcuna prova a sostegno delle accuse che un ritorno avrebbe esposto il bambino a un grave rischio di danni psicologici o fisici. Infine, nonostante il minore dichiarò di non voler ritornare in Francia, la Corte d'Appello spagnola stabilì che il minore era stato influenzato dalla madre.

Corte d'Appello di Saragozza.

Il minore era un cittadino americano, nato in California nel 1993 da padre americano e madre spagnola. Successivamente i genitori si separarono e la madre, la madre sostenendo che il marito aveva commesso atti di violenza domestica, ottenne la custodia esclusiva del figlio, ma le venne ordinato di non lasciare il Paese senza autorizzazione giudiziaria o il permesso del padre. Tuttavia, il 4 marzo, la madre portò il bambino in Spagna, così il padre richiese il rientro del minore alle autorità spagnole.

Nel 1996 il Tribunale di primo grado stabilì che si trattava di sottrazione illecita e ordinò il rimpatrio. Tuttavia, la madre si rifiutò di aderire volontariamente all'ordine di rimpatrio e scomparve insieme al figlio, fino a quando non furono localizzati entrambi nel 2004, dopo 8 anni dalla prima sentenza di rimpatrio. Il padre chiese l'esecuzione della sentenza del 1996 e quindi il rimpatrio del minore, ma la madre si rifiutò nuovamente, instaurando così un nuovo giudizio innanzi alla Corte d'Appello di Saragozza.

Il tribunale di secondo grado stabilì che non era più possibile rendere esecutivo l'originario ordine di rimpatrio, in quanto il minore era ormai integrato in Spagna e avendo 11 anni, aveva volontariamente espresso il suo desiderio di non separarsi dalla madre.

Corte d'Appello di Barcellona.

Il minore aveva vissuto in Israele tutta la sua vita. I genitori erano divorziati e avevano ottenuto un affidamento condiviso. Nel 1994, senza avvisare l'ex marito, la madre portò il minore in Spagna, senza più rientrare in Israele.
Nel maggio 1995 il padre ha scoperto l'ubicazione della madre e del bambino, così ha richiesto il rimpatrio del minore ai sensi della Convenzione dell'Aja del 1980.
Nel frattempo, un tribunale rabbinico israeliano aveva concesso l'affidamento esclusivo del bambino al padre a causa delle azioni della madre. Il padre aveva chiesto che la madre fosse dichiarata "Moredet", vale a dire "moglie ribelle".
Nel 1996, il Tribunale di Barcellona, non riconoscendo alcun valore alla sentenza israeliana, respinse la domanda di rimpatrio del padre, il quale presentò appello. Ma la Corte d'Appello di Barcellona confermò il rifiutò di ordinare il rimpatrio, stabilendo che il rientro del minore sarebbe stato in contrasto con i principi fondamentali spagnoli in materia di tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

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