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Il riconoscimento in Italia di una sentenza di divorzio islamico.

La sentenza della Corte d'Appello di Cagliari sul talaq (ripudio).

Il riconoscimento in Italia di una sentenza di divorzio islamico.

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui di seguito, si riporta parte della sentenza della Corte d'Appello di Cagliari n. 198 del 16 maggo 2008, con la quale il tribunale sardo ha dichiarato efficace nell'ordinamento italiano, il provvedimento di divorzio pronunciato da un tribunale egiziano e fondato sull'istituto del cd. talaq, che consente il ripudio della moglie da parte del marito. Con la stessa sentenza, la Corte d'Appello di Cagliari ha ordinato la trascrizione del provvedimento egiziano nel Registro dello stato civile del Comune di Cagliari.

La decisione della Corte d'Appello si basa principalmente sul fatto che tale procedura del talaq non è contraria all’ordine pubblico italiano, né viola il diritto del contraddittorio, in quanto alla moglie è sempre consentito di intervenire nella procedura del divorzio.

Il talaq pronunciato dal marito (una sola volta ed in assenza della moglie) è revocabile e comporta un effetto che può essere comparato a quello della separazione dei corpi nel diritto occidentale. Il matrimonio permane ed i suoi effetti rimangono sospesi fino all’accertamento dell'effettiva assenza di gravidanza.
Durante questo periodo di continenza, la moglie ha diritto ad un assegno alimentare da parte del marito. A quest'ultimo è riservato lo ius poenitendi, con ripresa della convivenza e della normale vita coniugale, oppure la possibilità di pronunciare un altro talaq ancora revocabile.
Il divorzio diventa irrevocabile se il marito non ha esercitato lo ius poenitendi, né ha pronunciato un nuovo talaq revocabile, oppure ha pronunciato per tre volte la formula del talaq. 
Il talaq, se non è avvenuto in presenza della moglie, come nel caso di specie, deve essere portato a conoscenza di quest'ultima attraverso la trasmissione di una copia della dichiarazione dello sposo. Tale adempimento serve non soltanto ad informare la moglie dell'avvenuta decisione del marito e dell’inizio del periodo di ritiro legale che la moglie dovrà trascorrere prima di risposarsi, ma anche al fine di consentirle di dare o meno il suo consenso. La mancanza del consenso della moglie è importante, in quanto le riserva il diritto ad un'indennità di consolazione (la mut’ah) che tiene conto della situazione finanziaria del marito, delle circostanze del divorzio, della durata del matrimonio e viene calcolata sulla base di un assegno alimentare di almeno due anni. Tale indennità è dovuta dal marito alla fine del ritiro legale, durante il quale lo stesso è obbligato, comunque, a corrispondere alla moglie un assegno per il suo mantenimento. Oltre a tale indennità, alla moglie è dovuta anche la parte residua della dote.

Da quanto detto discende che non può ritenersi sussista alcuna incompatibilità con l'ordine pubblico italiano, neppure sotto il profilo della violazione del contraddittorio. Va premesso che, in generale, si intende per ordine pubblico il complesso dei principi fondamentali che caratterizzano la struttura etico-sociale della comunità nazionale in un determinato momento storico, ed i principi inderogabili immanenti nei più importanti istituti giuridici. Tuttavia, la Corte osserva che ai sensi dell'art. 10 della convenzione dell'Aja del 1970, lo Stato contraente può rifiutare di riconoscere un divorzio o una separazione solo se sono manifestamente incompatibili con l'ordine pubblico, ciò che non si può certamente sostenere nel caso del talaq.

Peraltro è utile ricordare che nel diritto civile egiziano la moglie ha un uguale diritto (unilaterale) di sciogliersi dal vincolo matrimoniale anche in mancanza del consenso del marito, secondo la procedura del cd. Khola, per cui non vi sarebbe violazione neppure del principio di uguaglianza tra i generi.

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Sull'argomento vedi anche: 

La giurisdizione del giudice italiano in materia di matrimonio, separazione e divorzio

Divorzio Internazionale - Il riconoscimento delle sentenze straniere di divorzio

Il matrimonio gay celebrato all'estero può essere trascritto in Italia

Il Divorzio Internazionale nell'Unione Europea

La Convenzione dell'Aja del 1 giugno 1970 sul riconoscimento dei divorzi e delle separazioni legali

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